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20/10/2013 - Psicoterapia della Gestalt: contatto e relazione

    PSICOTERAPIA DELLA GESTALT: CONTATTO E RELAZIONE


Il contatto diventa, così, uno scambio,

una co-costruzione che ha senso,

cioè che è percettibile sensorialmente

oltre che pensabile concettualmente (P. Quattrini).

Avendo osservato me stessa posso dire di provare molto interesse per la natura umana e tanta passione per il mio mestiere che offre, nella relazione terapeutica, la condivisione, l'appartenenza, la compagnia.

In linea generale uno degli aspetti che accomuna tutte le forme di psicoterapia risiede nell'aiutare il paziente a riappropriarsi di un rinvigorito senso di sé per poter riprendere il proprio percorso verso l'autorealizzazione. Questo viaggio, originale e unico per ogni individuo, viene interrotto più volte nel corso dell'esistenza da ferite, separazioni, malattie, ostacoli. La paura più grande per l'essere umano, insieme a quella della morte, è di non valere agli occhi degli altri, di poter essere considerato in modo negativo o con ostilità.

Provare questa sensazione vuol dire che stanno agendo in noi ricordi emotivi di ferite che la nostra autostima ha subito durante l'infanzia come abbandoni, ritiri di affetti, ingiustizie, critiche malevoli, ferite dell'amor proprio. Oltre a ciò, la cultura odierna impone all'individuo l'imitazione di modelli irraggiungibili, che lo confrontano con il dover essere perfetto, adeguato e all'altezza delle situazioni. Da qui la nascita di un senso di colpa, di impotenza, di ansia o di aggressività per eventi di cui ci riteniamo artefici o che crediamo avremmo dovuto impedire che accadessero.

E così succede che nei periodi di crisi, di cambiamento, le voci interiorizzate si disgelano e gli episodi difficili del nostro passato, che albergano in noi, emergono come fantasmi per scoprire una verità disperata o una esperienza emotiva forte.

Psicoterapia della Gestalt e contatto

Freud narrava del dilemma di due porcospini che, in una notte d'inverno, volevano

riscaldarsi a vicenda, senza pungersi. Di questo famoso dilemma la Psicoterapia della Gestalt ha fatto uno dei suoi temi organizzatori: il confine, che separa, é paradossalmente anche ciò che, nel contatto, unisce.

Il concetto di confine di contatto é una formulazione della Psicoterapia della Gestalt, che riconosce la natura paradossale del contatto, ove l'organismo mantiene la propria separazione e, contemporaneamente, ricerca l'assimilazione e l'unione.

Il territorio dove percepiamo il legame con l’altro e la possibilità di slegarci, il luogo

dove ci giochiamo l’esperienza della relazione e del viaggio verso l’esplorazione è il

confine di contatto che scandisce il ritmo delle relazioni affettive (mi lego a te/mi

slego da te).

Ogni forma di psicoterapia, pertanto, è efficace se crea un luogo e un tempo per uscire dalle proprie convinzioni e dal proprio monologo e sperimentare le infinite possibilità del dialogo con l'altro che assume per noi importanza e significato. Aprirsi all'incontro muove verso una nuova configurazione di sé e della propria identità, produce una nuova lettura dell' esperienza in relazione a specifici eventi traumatici. Per chi è stato ferito, abbandonato, malato, percepire che sta vivendo una relazione significativa in cui si sente ascoltato, accolto, capito, fa risentire la fiducia, l'amore, la spinta verso l'autorealizzazione.

Una delle cose da fare in un processo psicoterapeutico, pertanto, è quella di osservare le interruzioni al confine di contatto: osservare come il paziente respira, come parla, come si muove, in che modo racconta la propria storia per aiutarlo a trovare modi di risposta diversi alle proprie abitudini poco o per nulla funzionanti.


Psicoterapia della Gestalt e relazione

La psicoterapia della Gestalt include strumenti e tecniche per lavorare sull'intero campo relazionale, considerando entrambe le persone coinvolte nella relazione terapeutica. La relazione ci accompagna già prima di nascere e per tutta la vita cerchiamo la giusta distanza o vicinanza dagli altri e l'equilibrio tra i nostri bisogni e quelli degli altri. Imparare a stare nella relazione, a uscirne per poi rientrare, apprendere e gestire l'autonomia nella relazione consolida il senso di noi stessi. Nella relazione terapeutica mettiamo in gioco tutto questo prepotentemente.

Avere la percezione che qualcuno mantiene il legame, che è lì per me e per la mia

interiorità, cerca insieme a me una via d'uscita, fa scoccare la scintilla nell'anima ferita o persa, ridà la spinta nell'azione, consente di riprendere la consapevolezza del cammino nell'esistenza, non più solo e impaurito, ma sostenuto dalla costruzione interiore di un nuovo legame: la relazione con il terapeuta. Mentre la persona racconta la sua storia, infatti, il terapeuta si muove come un ricercatore di dettagli che, apparentemente, sembrano senza importanza a chi sta raccontando. Lo scopritore di elementi nascosti e senza rilevanza inserisce una nuova prospettiva nella 'solita' narrazione che la persona propone sulle sue difficoltà e sulla sua sofferenza. La cura dell'anima ferita la affida a una nuova relazione, in cui trasferire luoghi e spazi del suo mondo affettivo malconcio, sperando di ottenere ciò che gli è stato malamente sottratto. La relazione terapeutica, così, si ammanta di significato profondo che caratterizza l'intera storia della relazione tra terapeuta e paziente.

Alla luce di queste considerazioni, lo psicoterapeuta è egli stesso immerso in un campo relazionale, osserva e vive il processo. Lo psicoterapeuta della Gestalt “vive ed “osserva la relazione, che é esperienza di “cura” di per sè, metafora della realtà, ed al tempo stesso “esperienza reale” per le persone coinvolte nel campo relazionale. Nella relazione si mette in gioco con la vigile consapevolezza della reciproca influenza fra psicoterapeuta e paziente.

L'interazione nella relazione terapeutica non è più una contaminazione, ma è intrinseca alla procedura stessa, che deve valorizzare gli aspetti legati alla realtà vissuta nel 'qui e ora' a sfavore di una ruminazione di vissuti che riportano al 'lì e allora', e allontana da ciò che si sta vivendo nel 'qui e ora' attraverso il racconto del paziente.

In particolare, le modalità di relazione che si attivano nel setting terapeutico, legate al rievocare antiche sofferenze, presuppongono un reale e attuale investimento di entrambi i partner della relazione terapeutica. Paziente e terapeuta, aldilà degli inevitabili elementi transferenziali, ingaggiando un rapporto 'umano' caratterizzato dall'incontro di persone reali nel 'qui e ora', sperimentano i livelli possibili dell'esperienza: il cognitivo-verbale, i sensi, le emozioni, le sensazioni corporee, le immagini, la forza d’animo. Rievocare vissuti affettivi diventa un elemento di cura, attraverso la narrazione e la successiva contestualizzazione nella storia della persona. 

 
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